Il Borgo Antico

Il Borgo Antico

Esistono almeno due versioni sull’origine del nome Costacciaro. La prima è che Costacciaro derivi da “Costa d’acciaio”, riferendosi all’imprendibilità del castello fondato nel 1252 dalla città di Gubbio, probabilmente sopra un’antica “Castrum” romano, per difendere il proprio confine nord-orientale.

Il castello, infatti, seppur attaccato in varie occasioni, non venne mai violato e risultò inespugnabile. La seconda versione dell’origine del nome è che Costacciaro, Collis Stacciarii, viene fatta risalire al nome di un antico possessore del castello: Stacciarius; dunque, secondo questa tesi, la famiglia fondatrice, d’origine eugubina, fu probabilmente quella degli Stacciari, ancor oggi presenti a Gubbio.

La costruzione dell’antica Via Flaminia, nel II secolo a.C., fu di vitale importanza per tutta la zona, come lo è tutt’ora. L’importante arteria, che collegava e collega Roma a Rimini, assicurava un passaggio costante, traffici, commerci. Importanti testimonianze romane si possono ancora trovare come il Ponte Spiano a Sigillo, il Ponte di San Giovanni a Fossato di Vico, il Ponte dei Pietroni a Villa Scirca, distrutto dai tedeschi durante la ritirata del 1944. Inoltre a Costacciaro ci sono parti del tempio di Gneo Disinio, “magister” romano che qui decise di essere sepolto. La stele del tempio è conservata al Museo Nazionale di Urbino.

Nel corso del XIII secolo, il Comune di Gubbio iniziò il programma di difesa del suo vastissimo territorio, costruendo nuovi castelli e ampliando quelli esistenti, compreso Costacciaro che fu caratterizzato da una struttura difensiva con cinta muraria e da un articolato sistema di torri e porte, ancora in parte esistenti. Galeazzo Galeazzi, di cui ancora oggi vi è una via a lui intitolata, fu il capomastro a cui fu affidato il potenziamento delle mura del castello. Nel 1384 Gubbio si assoggettò spontaneamente alla Signoria di Urbino e Costacciaro ne divenne estremo baluardo al suo territorio.

Costacciaro divenne in breve tempo un avamposto militare molto importante, tanto che nel 1434 fu dotato della “mantellina”, un macchinario per la preparazione di sfere di pietra utilizzate a difesa del castello. Nel 1488, Federico da Montefeltro inviò il valente architetto senese Francesco di Giorgio Martini a Costacciaro e questi progettò il Rivellino, tutt’ora visibile e visitabile, che è una struttura difensiva a diamante che poteva resistere alle nuove armi da fuoco. Probabilmente il Martini intervenne anche nell’ampliamento e ristrutturazione del Palazzo Ducale, nel quale i duchi di Urbino venivano per dedicarsi a sedute di caccia nel Monte Cucco.

Decaduta la Signoria d’Urbino, Costacciaro entrò passò ai Della Rovere ed infine allo Stato Pontificio nel 1631.

Costacciaro dette i natali ad illustri personalità. Ludovico Carbone (XVI secolo), fu un illustre teologo e studioso di materie giuridiche. Dionigi Sanmatei, inquisitore francescano che salvò molti innocenti dal rogo. Nallo de’ Guelfoni (XIV sec.), podestà di Firenze all’epoca dell’esilio di Dante. Tre furono i Vescovi originari di Costacciaro: Mons. Bonaventura Pio Fauni (XVI secolo), Vescovo di Aqui, detto “il Costacciaro”, illustre teologo che ebbe voce in capitolo nel Concilio di Trento; Pietro Fauni, Vescovo di Acqui e di Vigevano, nipote di Bonaventura Pio Fauni; Mariano Venturi, Vescovo di Veroli. Ed infine il Beato Tommaso da Costacciaro, santo eremita (1262-1337), che si rese artefice di molte grazie e guarigioni, protettore di Costacciaro, le cui spoglie riposano nella Chiesa di San Francesco.

A Costacciaro, a partire dal 1289, andò lentamente formandosi e consolidandosi, nell’arco di quasi tre secoli, la proprietà collettiva di una delle più antiche Università agrarie dell’Umbria, quella degli Uomini Originari.

La comunanza agraria gestisce circa 1.650  ettari di territorio del Massiccio del Monte Cucco, la sua sede odierna è rappresentata dalla “Caciara”, uno storico edificio anticamente destinato allo stoccaggio ed alla stagionatura del cacio prodotto con il latte del bestiame al pascolo in montagna. All’interno della “Caciara” sono oggi custodite, e visibili, anche talune preziose pergamene (la più antica delle quali rimonta all’anno 1289), che riassumono buona parte della plurisecolare storia di quest’ente montano. Nello spirito dell’Università degli Uomini Originari di Costacciaro, nel corso dei secoli la risorsa della montagna venne destinata al benessere collettivo della comunità. La legna veniva donata al forno pubblico e le risorse procurate vennero destinate a pagare il medico condotto che era a disposizione di tutta la popolazione.

Oggi Costacciaro è un piccolo borgo di circa 1.200 abitanti distribuiti su un vasto territorio che comprende le frazioni di Villa Col de’ Canali, Costa San Savino, Rancana immerso nel Parco Regionale del Monte Cucco, dove i ritmi dell’uomo seguono ancora quelli della natura che lo circonda, mantenendo alto il livello della qualità della vita.

Costacciaro è sede comunale e dispone di tutti i servizi essenziali — Farmacia, Banca, Ufficio Postale e negozi – e di una buona offerta ricettiva, con agriturismi, bed & breakfast e un campeggio. Può contare inoltre, su un Centro sportivo con piscina, impianto di calcio e di calcetto in erba sintetica, campi da tennis.

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